Una tragedia. Come, ormai, di consuetudine negli ultimi tempi. E, poi (solo poi!), la ricerca di soluzioni per tamponare, per risolvere. I ballatoi di Scampia (vela celeste) ballavano (e ballano) da tempo, tanto tempo, troppo tempo. Nonostante le segnalazioni (e gli asseriti sopralluoghi), quei ballatoi hanno continuato a ballare; eppure, gli abitanti avevano (e hanno) necessità/bisogno di transitarvi per raggiungere le abitazioni. Costretti a camminare sul pericolo pur di accedere alle rispettive dimore e ritrovarsi in famiglia. Bambini, adulti, anziani che, quotidianamente, accoglievano e accolgono – rassegnati nonché costretti – il pericolo pur di attendere alla semplice quotidianità. Gente abbandonata, lasciata sola, emarginata tanto da metterne a repentaglio la vita. E qualche volontario a cercare di portare speranza, luce, umanità. Però, si ha pure il coraggio di additare tali quartieri come “pericolosi” perché la gente che si incontra “non ha regole”. Ma le regole abbisognano di osservanza e rispetto per diventare credibili. Gente abbandonata non può sentire la giustezza di una regola perché manca quell’azione pubblica che dovrebbe essere esemplare (esempio di rispetto delle regole)!
Sono questi i quartieri che abbisognano di azioni pubbliche reali, concrete, tempestive di ripresa della dignità umana: infrastrutture, lavoro, solidarietà, uguaglianza.
È troppo comodo rappresentare i quartieri popolari come “un problema” ed è tanto scomodo ascoltarne i bisogni perché, ormai, divenuti tanti, troppi, a causa della atavica dimenticanza pubblica.
Ci sono ballatoi traballanti.
E c’è gente che parla da sola.
Inascoltata. Perciò pericolosa.
Come i ballatoi. Senza manutenzione.