L’incipit della pedagogia – quale disciplina/attività tesa alla formazione di discenti/cittadini – è il grembiulino che s’indossa sin dai primi giorni di asilo nido fino alla conclusione delle scuole elementari; il grembiulino è l’emblema dell’ordine e della disciplina scolastica quali canoni di autentica civiltà.
Il grembiulino è il primo passo per abituare i fanciulli al rispetto delle regole quali bussole di sana e pacifica convivenza sociale: rispettare se stessi per rispettare gli altri.
È proprio così che si apre lo scenario meraviglioso dell’istruzione quale percorso di vita necessario e, relativamente, obbligatorio al fine di divenire Uomini/Cittadini pregni delle conoscenze essenziali per disegnare il futuro sia proprio che della nazione di appartenenza.
Il grembiulino è candido così come tale è la voglia di interagire in luoghi diversi dal focolare domestico, con persone sconosciute ma che imparano a conoscere, anche attraverso lavagne colorate dalla polvere di gesso: sì, luoghi magici dove ognuno inizia a scoprire un mondo…se non il mondo.
Così scorrono i giorni, quasi senza percepire il tempo, perché quei luoghi, prima sconosciuti, divengono sempre più i nostri luoghi dove il piacere di stare assieme diventa voglia di ascoltare, di parlare, di conoscere e dove, anche, le lacrime iniziano a brillare diversamente; inizia la consapevolezza di essere, la consapevolezza dell’essere, la consapevolezza degli altri.
Inizia la fase dell’apprendimento tra penne “cancellabili”, matite (anche colorate), gomme, quaderni (con forme e geometrie, man mano, diverse), album da disegno, squadrette, compassi, e gessi, tanti gessi da poter colorare una vita.
È scuola, quale istituzione finalizzata all’istruzione di ogni persona, alla formazione di un patrimonio umano/culturale indelebile detto “bagaglio culturale” perché, proprio come un bagaglio, accompagnerà lungo il viaggio della vita; è una valigia che segue l’eternità, piena di concetti, esperienze, modi di vivere e modi di essere, ricordi, emozioni e sensazioni, favole e mondi, brutti e belli.
Però, strada facendo, si sveste il grembiulino poiché comincia l’età della consapevolezza delle regole, di quelle regole che il grembiulino ha insegnato a custodire fin dal mattino quando, sistematicamente, s’indossava per raggiungere la scuola dell’infanzia e che – con la consapevolezza delle stesse regole – non ha più ragione di essere poiché il grembiulino è già forma mentis.
Le regole, con l’avvento della consapevolezza, diventano “quasi ostacoli” da saltare per incontrare la fidanzatina o il fidanzatino lontani da scuola, per stare con gli amici tutto il pomeriggio, per divenire “malati immaginari” il giorno dell’interrogazione, ma si sa: questa è la sorprendente adolescenza!
Sì, sorprendente perché la paura del buio e la contentezza della luce iniziano a germogliare negli animi, nei cuori, rendendoci attenti esploratori e degni osservatori.
Sì, sorprendente perché scopriamo il valore dell’istruzione quale veicolo edificante per il nostro futuro; così, scopriamo che i gomiti poggiati sul banco sono la nostra forza, che la penna impugnata nella mano è la nostra speranza, che i testi con tutte “quelle pagine” sono il nostro avvenire e le regole, “quelle regole“, ci entusiasmano.
È la fase dello studio, del discernimento, delle vocazioni professionali; iniziamo a sognare e a sognarci vestiti da lavoratori.
Scopriamo che il grembiulino ha custodito il nostro avvenire: mestieri o professioni che siano.
Scopriamo che l’Italia è una Repubblica fondata sul lavoro.
Scopriamo che il lavoro contribuisce alla vita della nazione.
Scopriamo che il lavoro rende la dignità dell’uomo.
Scopriamo che il lavoro è la nostra vita.
Ma scopriamo, anche, che il lavoro e le dinamiche connesse sono promosse e governate da altri uomini, uomini come noi, uomini come tutti che, a volte, dimenticano, forse, di aver indossato il grembiulino.
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