Dedicato a Gloria e Marco e a tutti coloro che hanno perso la vita da (e)migranti.
Succede che tanti giovani, molti giovani, troppi giovani, siano costretti a “scappare” in altre nazioni per “rincorrere” una dignità che dovrebbe essere scontata nel Paese/Patria natio/a.
DIGNITÀ, Sì.
L’ART. 1 della Costituzione della Repubblica Italiana prescrive che “l’Italia è una Repubblica Democratica fondata sul lavoro…”: è la prescrizione di apertura della Legge Suprema, LA COSTITUZIONE, che dovrebbe essere “spina dorsale” della nostra nazione.
Significa che la COSTITUZIONE è stata redatta per essere applicata ogni giorno perché in quei pochi “fogli di carta” vi sono pochi articoli essenziali (quindi, applicabili in quanto postulati/principi invalicabili della Repubblica Italiana) frutto di battaglie, conquiste, morti ed esperienze.
Non è casuale che L’ARTICOLO 1 PRESCRIVA IL LAVORO come FONDAMENTO di una REPUBBLICA DEMOCRATICA.
Perché?
Perché LAVORO significa DIGNITÀ da profitto secondo attitudini, competenze, capacità.
Perché LAVORARE significa realizzare i bisogni che, quotidianamente, un cittadino percepisce.
Perché lavorare significa essere liberi di poter vivere dignitosamente, partecipando – liberamente – alla vita di un/a Paese/Patria/Nazione e – liberamente – contribuendo alla crescita economico-sociale.
L’ITALIA è UNA REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL LAVORO.
Oggi, succede che tanti giovani, molti giovani, troppi giovani, siano costretti a “scappare” in altre nazioni per rincorrere una dignità che dovrebbe essere scontata nel Paese/Patria natio/a.
E succede che si è costretti a lasciare affetti, sentimenti, emozioni.
E succede che si è costretti a patire l’integrazione in una terra diversa.
E succede che l’impegno profuso da un giovane, nella propria Patria, possa non trovare accoglienza.
CI SIETE? SENTITE? MA DOVE CAZZO VOLETE PORTARCI?
Succede, poi, che si pianga mentre si sta cercando una stanza (nello Stato estero di destinazione) per poter, quantomeno, dormire in attesa di trovare le prime occupazioni.
Succede che si vaghi come disperati per strade sconosciute, incompresi e incomprensibili nella nuova pronuncia, perdendosi e ritrovandosi ma sempre con le lacrime a far coraggio.
Succede che, mentre piove e il vento impazza e l’ombrello si è divelto, ci si ritrovi bagnati e succede, pure, che tutta quell’acqua addosso sembra stringere, quasi, in un abbraccio di abbigliamento inzuppato che diventa l’esigenza di non sentirsi soli.
Succede sapete?
Succede che una nazione inizi ad annaspare non riconoscendo più il MERITO.
Cosa è il MERITO?
Semplicemente, riconoscenza per le attitudini, competenze, capacità di ogni cittadino affinché ognuno possa contribuire in maniera qualificata, secondo le proprie attitudini, competenze, capacità, alla crescita della propria Patria e, così, conseguire una dignità di cittadinanza.
Domande:
Vero è che ci sono plurimi corsi di formazione professionale, scolastica o universitaria che conducono (solo e solamente) a un mero titolo non spendibile sul mercato del lavoro della propria nazione?
Vero è che, leggendo la cronaca quotidiana e atti visionabili e resi pubblici, si rileva di parenti (in linea retta o collaterale) di organi di governo (intesi quale complesso di organi governanti di qualsiasi livello e funzione, a prescindere dalla natura partitica) agevolati da un accesso privilegiato nel mondo del lavoro?
Ancora domande:
Allora, una nazione/stato apparato che si rispetti e che rispetti TUTTI I PROPRI CITTADINI può PERMETTERSI DI PIANGERE dei propri figli che muoiono in un rogo al ventunesimo piano di un palazzo della Londra economica ove si sono recati per poter ritrovare quella dignità, da laureati in architettura, al sol fine legittimo di poter programmare un’esistenza priva di bisogno indotto e colma di gratificazioni da attitudini, capacità, competenze?
Non è troppo facile commemorare, DOPO, i “caduti” di un disagio radicalizzatosi e smisurato?
È vero che BISOGNA “PIANGERE” – PRIMA – PER I TANTI, TROPPI, GIOVANI CHE “COMBATTONO” AL FINE DI CONSEGUIRE UNA DIGNITÀ, ADOTTANDO GLI STRUMENTI NECESSARI A TUTELARE ATTITUDINI, COMPETENZE, CAPACITÀ?
È vero che QUESTE “BATTAGLIE” DI DIGNITÀ NON HANNO MENO PERICOLI DI UNA GUERRA…PERCHÉ , COMUNQUE, SI RISCHIA LA VITA (in senso psico-fisico)?
È arrivato il momento, dunque, di riflettere SERIAMENTE sul bisogno indotto.
Si può esser costretti, per conseguire un minimum di dignità (anche professionale), a stare attaccati a un cellulare per raccontare gli ultimi istanti della propria vita in uno stato estero?
È arrivato il momento per capire quanto bisogno ci sia di mettersi una mano sulla coscienza (che sia la mano destra o quella sinistra) e comprender, veramente, cosa significhi ITALIA, oltre ogni convegno, convention, congresso e salotto più o meno mediatico?
È arrivato il momento di non versare più lacrime per i tanti giovani “disperati” che hanno buttato il cuore oltre l’ostacolo al fine di donarsi un’esistenza dignitosa?
LIBERTÀ È RISPETTARE LE REGOLE PROPRIE DELLO STATO, VERO ?
COSA SIGNIFICA RESPONSABILITÀ DI ESSERE STATO – STATO/APPARATO (inteso quale insieme degli organi di governo di qualsiasi livello e funzione, a prescindere dalla natura partitica)?
D I G N I T À. CAZZO!